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La situazione commerciale all’inizio della fase 2 e uno spunto per ripartire

Updated: Jul 7, 2020

L’emergenza del Covid-19 sta mettendo in difficoltà l’economia globale. In questi giorni ci si appresta all'inizio della fase di ripresa (o fase 2). Essa è divisa in tre momenti principali che consentiranno la progressiva riapertura delle attività produttive e commerciali. Proponiamo qui una breve analisi di mercato sul settore delle materie plastiche.



Come sono cambiati i prezzi?


In queste ultime settimane, si è assistito a un forte calo del prezzo del petrolio dovuto all'azione combinata di una minore domanda nei mercati e l’avvento di una crisi geopolitica. Così come per il greggio, anche i prezzi delle materie plastiche hanno subito alcune variazioni considerevoli. In particolare, il polipropilene (abbreviato come PP) ha subito un ribasso di circa 50/70€ per tonnellata. Si parla quindi di circa di 5/7 centesimi in meno al kilogrammo. Allo stesso modo, i prezzi del polietilene (PE) e del polistirene (PST) sono calati di circa 100€ per tonnellata (-10 centesimi al kilogrammo). Diversi sono i dati relativi ad altri due polimeri: infatti, i prezzi del policarbonato (PC) e del polivinilcloruro (PVC) si sono mantenuti stabili. Tuttavia, anch'essi potrebbero diminuire nel breve termine, qualora la domanda per questi prodotti non dovesse aumentare.


Qual è la disponibilità dei materiali?


In questo periodo difficile, molte aziende hanno fermato o comunque ridotto la produzione. Questo si traduce in una minor quantità di rifiuti plastici disponibili per essere riciclati e venduti. Inoltre, per lo stesso motivo, le industrie costrette al lockdown hanno smesso di acquistare nuove materie plastiche, diminuendo la domanda. In sintesi, la disponibilità attuale di materiale è alquanto ridotta. Ma allora come mai i prezzi sono scesi? Se da un lato, la minor offerta di plastica disponibile sul mercato ha spinto i prezzi verso l’alto; dall'altro, una domanda ancora più ridotta ha fatto si che il bilancio finale fosse negativo.

Un altro aspetto da considerare è che questa carenza di rifiuti plastici ha un forte impatto anche sulle aziende che si occupano dello smaltimento. Infatti, molti cementifici e inceneritori di norma utilizzano la plastica rispettivamente per produrre nuovo materiale e per generare energia. In questo momento, a causa della poca domanda, essi sono costretti ad abbassare i prezzi per lo smaltimento. Il rischio è che non trovino materiali con cui operare. Tra questi vi sono: plastica e gomma (CER code 191204), rifiuti combustibili (CER code 191210), e altri rifiuti prodotti da trattamento meccanico (CER code 191212).


I principali settori che usano la plastica stanno lavorando?


Molti dei settori che normalmente lavorano con la plastica in Italia sono ora in un momento di stallo. Elenchiamo qui sotto alcuni di essi, e li analizziamo brevemente.


  • L’automotive industry è attualmente ferma; la riapertura delle fabbriche è prevista per il 4 maggio. Le stime registrano un calo delle immatricolazioni in Italia del 86% rispetto a marzo 2019. In Europa, le immatricolazioni di marzo differiscono del 52% rispetto all'anno precedente.

  • Il settore edile, nonostante lo stop delle scorse settimane, è ora pronto a ripartire lentamente. Come stabilito dal premier con l’ultimo decreto del 26 aprile, via libera in due tappe: dal 27 aprile, ripartono i lavori per carceri, scuole, alloggi pubblici e dissesto idrogeologico; dal 4 maggio potranno riaprire tutti i cantieri pubblici e privati.

  • L’industria alimentare è rimasta sempre attiva in questo periodo, fornendo beni di prima necessità.

  • L’industria medicale è stata autorizzata a lavorare in deroga, in quanto produttrice di beni funzionali ed essenziali al settore sanitario.

  • Per quanto riguarda i settori tessile, manifatturiero, e dell’arredamento, essi sono rimasti bloccati con la produzione, che ripartirà il 4 maggio. Le vendite si sono ridotte a quelle online e potranno riprendere nei negozi dal 18 maggio, come da decreto.



Cosa sta succedendo in Cina nella fase 2 e quali strategie possono essere replicate in Italia?


La Cina, dove tutto è iniziato a gennaio, è più avanti dell’Italia, in particolare a Wuhan, focolaio del contagio cinese. La città dell'Hubei ha allentato il lockdown l’8 aprile, dopo 76 giorni. A tre mesi dallo scoppio dell’epidemia di Covid-19 in Cina, però, si possono cominciare a tirare alcune somme, per capire cosa fino ad ora ha funzionato. E cosa, invece, va migliorato. Lo ha fatto la società di consulenza Arthur D. Little, intervistando 25 CEO di altrettante società che hanno sede nel Far East e in Italia - tra cui A2A, Fastweb, Nissan, Aeroporti di Roma ed Enav, solo per citarne alcune - per capire come hanno gestito la prima reazione all'epidemia, e al lockdown che i Paesi hanno adottato per contenere la diffusione del contagio, e che cosa stanno facendo per preparare il terreno alla ripartenza. Cercando di sfruttare quanto imparato proprio durante il momento di crisi attuale. La migliore risposta all'epidemia è arrivata dall'estremo Oriente, dove le imprese - avendo già vissuto in prima linea l'epidemia di Sars - erano più preparate. Tutti i CEO intervistati concordano sul fatto che, in questa situazione, ha reagito meglio chi ha saputo prendere decisioni e agire tempestivamente. Inoltre, il report evidenzia l’importanza assunta dalla comunicazione interna ed esterna dell’azienda. Interna, coinvolgendo lo staff in modo trasparente, ed esterna, dialogando con fornitori e autorità locali.

Per la ripartenza, è necessario un atteggiamento positivo e flessibile. La pandemia ha rivelato l’importanza nel medio-lungo termine della sfida per le imprese nella digitalizzazione, attraverso AI, blockchain e robotica. Queste innovazioni si stanno rivelando sempre più utili alle aziende, non solo perché molto spesso permettono di ridurre i costi, ma anche perché esse consentono lo sviluppo di attività che possono generare profitti. Ad esempio, tramite la creazione di nuovi marketplace, oppure sfruttando l’incrocio dei dati commerciali e gestionali per ottenere insight strategici.


 

Fonti:






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