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Plastic tax: nuovi sviluppi

È ufficiale, la plastic tax è stata rimandata a gennaio 2021 a causa Covid-19. Questa tassa sulla plastica introdotta con la legge del 27 dicembre 2019 insieme alle disposizioni del bilancio di previsione del 2020 a salvaguardia dell’ambiente verrà applicata ai rifiuti da imballaggio in plastica non riciclati.




La plastic tax, è un’imposta sugli imballaggi di plastica che si adegua alla direttiva dell’Unione Europea del 5 giugno 2019 n. 2019/904/UE, inserita nelle misure di sostegno dell’ambiente e contro l’inquinamento. Disciplinata nell’art. 1, commi da 634 a 658 della legge di bilancio, questa imposta verrà applicata ai “MACSI” (manufatti in plastica con singolo utilizzo) cioè tutti quegli articoli in plastica che servono a contenere o proteggere merci anche in forma di fogli e pellicole.

L’obiettivo di questa imposta è di disincentivare l’utilizzo di prodotti usa e getta convertendo il sistema produttivo e le abitudini dei consumatori verso un materiale ed uno stile di vita a minor impatto ambientale. L’imposta sarà a carico delle imprese che comprano, producono o importano gli imballaggi in plastica, saranno esenti invece i prodotti compostabili o biodegradabili con una percentuale di plastica vergine inferiore al 40% e i contenitori di medicinali e dispositivi medici.

Ogni tre mesi andrà fatta una dichiarazione all’agenzia delle dogane e dei monopoli ad attestazione della quantità di plastica utilizzata. Infine, per le aziende produttrici, sarà disponibile dal 1 gennaio 2020 al 31 dicembre 2020 un credito d’imposta del 10% sulle spese sostenute per l’adeguamento degli impianti per materiali biodegradabili.




Inizialmente fissata a 45 centesimi a chilogrammo per un introito complessivo di 450 euro a tonnellata ora, la plastic tax, è stata fissata a 80 centesimi al chilogrammo. Questo aumento è dovuto ad una decisione della Commissione Europea inserita nel Multiannual Financial Framework (Mff) cioè il bilancio di lungo periodo dell’Unione Europea con validità 2021-2027.

Approvato il 21 luglio di quest’anno questo piano finanziario delinea come vadano impiegate le risorse comunitarie messe a dura prova dall’emergenza Covid-19 e richiede un finanziamento più consistente del bilancio UE che ad oggi prende le sue risorse dai dazi doganali, le imposte a livello europeo, l’iva armonizzata e una quota di reddito nazionale versata da ogni stato membro.




Per questo motivo, quindi, verrà introdotta questa nuova leva fiscale che andrà a colpire i rifiuti in materiale plastico non riciclati e ammonterà a 80 centesimi al chilogrammo e che diventerà a tutti gli effetti una nuova plastic tax, più pesante di quella a livello nazionale che inizialmente prevedeva il pagamento di 45 centesimi a chilogrammo ma i cui ricavi delle nuove risorse verranno utilizzati per ripagare il rimborso anticipato degli stanziamenti offerti agli stati membri con il recovery fund.



 

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