Nella bozza del “Decreto Rilancio”, da approvare entro maggio, compare anche il rinvio della tanto discussa Plastic Tax.
Si è discusso molto alla fine dello scorso anno in merito a questo provvedimento. Nel Decreto Rilancio (ex Decreto Aprile) che dovrebbe essere approvato nei prossimi giorni dal Consiglio dei Ministri, si parla di un rinvio di due imposte molto criticate dai professionisti del settore della plastica e del beverage: la Plastic Tax e la Sugar Tax. Il nuovo decreto – se non sarà soggetto ad ulteriori modifiche – stabilirà in via definitiva la decorrenza di queste due tasse al 1° gennaio 2021. Infatti, l’articolo 139 della bozza del decreto-legge che circola in questi giorni in rete riguarda il differimento dell’efficacia delle disposizioni in materia di imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego e di imposta sul consumo delle bevande edulcorate. In particolare, la bozza cita:
“Si intende differire, al 1° gennaio 2021, l’efficacia delle disposizioni istitutive dell’imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego (MACSI)” e ancora: “si provvede a rinviare alla medesima data la decorrenza dell’efficacia delle norme che introducono e disciplinano l’imposta sul consumo delle bevande edulcorate.”
Plastic Tax
La tassa sulla plastica, così come quella sulle bevande zuccherate, sarebbe dovuta partire da quest’anno. Ma di cosa si tratta? Introdotta con la legge del 27 dicembre 2019 (che sanciva le disposizioni per la formazione del bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2020), la Plastic Tax è un’imposta volta alla salvaguardia dell’ambiente. Si tratta di un’aliquota di 0,45 euro per ogni chilogrammo di materia plastica, pari a 450 euro per tonnellata. I beni interessati dall'imposta sono i manufatti con singolo impiego (MACSI) quali piatti, posate, bicchieri, buste, bottiglie, contenitori in tetrapak, pellicole, ecc. Rimangono alcune eccezioni come i prodotti in bioplastiche compostabili o composti da materiali riciclati, oltre a dispositivi medici e packaging farmaceutici o medicinali. Si stima che il costo per le finanze dello Stato di un rinvio al 2021 di questa tassa, in termini di minor gettito, è stimato in 140 milioni di euro.
Le preoccupazioni
Tra le aziende del settore l’allarme rimane ancora alto, perché il timore è di venire decimate da questa nuova tassa, pari a 450 euro a tonnellata, che si andrà ad aggiungere al Contributo ambientale Conai versato da produttori e importatori. Sono quasi tremila le società a rischio, contando sia i trasformatori che le aziende di seconda lavorazione, con un giro d’affari di vicino a 12 miliardi di euro, che danno lavoro a migliaia di addetti. Se vuoi scoprire di più sul punto di vista degli addetti ai lavori consulta il nostro articolo “Plastic Tax” cliccando sul link.
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