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Un packaging intelligente

Sarà capitato a molti di dover buttare via un alimento perché scaduto senza che ce ne accorgessimo. Con questo innovativo packaging non sarà più così.

Uno dei problemi che affligge il pianeta, oltre ai rifiuti, è il cibo. Ogni anno infatti, ci sono zone del mondo che soffrono la fame o, al contrario, zone in cui circa un terzo del cibo prodotto viene sprecato. Lo spreco di cibo è imputabile a due fattori principali: la quantità che si acquista e produce è più di quella che necessitiamo oppure il packaging non è adatto per quella determinata tipologia di prodotto con la conseguenza che non si conserva bene e deperisce prima.

Per dare una risposta al problema del veloce deperimento degli alimenti la società brasiliana Braskem, una delle più grandi produttrici di polimeri in America con un fatturato di 7 miliardi di dollari, ha creato un imballaggio intelligente che sarà in grado di “avvisare” il consumatore se il prodotto sta andando a male. Non stiamo parlando di fantascienza bensì di un imballaggio in grado di reagire alla variazione del pH dell’alimento (tipico segnale che il prodotto sta iniziando a deteriorarsi) e di cambiare colore con esso. In questo modo il consumatore sarà in grado di capire la freschezza dell’alimento semplicemente guardando di che colore è l’imballaggio. Il primo prototipo è stato sviluppato in Brasile nel 2015 ma in tutto il mondo si stanno studiando soluzioni per rendere i packaging più efficienti.


Anche in Italia si stanno sviluppando dei prototipi di plastiche e bioplastiche intelligenti. Se ne occupano i ricercatori del Centro Enea di Brindisi che, in collaborazione con l’università del Salento, stanno sperimentando due nuovi prototipi: i biocompositi e le biopellicole.

I biocompositi ricavati aggiungendo alla bioplastica fibre e additivi di origine naturale derivanti da scarti della filiera agroalimentare come lino, canapa o lavorazioni del caffè saranno resistenti al fuoco e utilizzabili anche in campi diversi da quello alimentare. Le biopellicole, invece, ottenute dalla lavorazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole saranno antimicrobiche e in grado di riconoscere il degradamento degli alimenti. A fine vita entrambi i prototipi saranno interamente biodegradabili e compostabili rendendo questo progetto in linea con gli obiettivi della direttiva europea sul bando della plastica monouso entro il 2021.




Queste soluzioni, con le loro caratteristiche e se adottate in maniera capillare, potrebbero sostituire le plastiche di origine fossile ed essere un valido aiuto contro la lotta allo spreco di cibo che tante volte viene buttato anche se ancora commestibile solo perché ha raggiunto la data di scadenza. In questo modo non solo si aiuterebbe l’ambiente con un materiale che a fine vita non inquina ma sarebbe anche possibile raggiungere gli obiettivi anti-spreco che le Nazioni Unite hanno inserito nell’Agenda per il 2030.

 

Fonti:

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